L. ROSSETTI - INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ANTICA (1998)


Statim invenire

Il passaggio dal volumen al codex (vale a dire dal rotolo a una serie di fogli rilegati a mo’ di volume) è stato un primo modo di soddisfare l’esigenza di rintracciare rapidamente un passo o di localizzare una certa sub-trattazione inclusa nel codice, di sottrarsi cioè ai vincoli della lectio continua. L’accelerazione delle procedure di ricerca, che è legata all’adozione del codice, ha alimentato un intenso processo di codicizzazione dei rotoli, con connessa introduzione di qualche forma di indice, se non anche di numerazione dei fogli. Col codice medievale si stabilizzano la separazione delle parole, l’introduzione delle maiuscole dopo il punto e degli «a capo» — con vistoso «capolettera» — e persino il ricorso ai titoletti correnti, nonché la cartulazione, mentre la nozione di statim invenire diviene una sorta di parola d’ordine, cioè un requisito primario del buon codice. Con l’avvento della stampa si passa alla elaborazione di indici, alla moltiplicazione dei sottotitoli, all’introduzione di paragrafi, alla numerazione dei versi. L’ultimo atto (per ora) di questa spinta pressoché irresistibile ad agevolare le operazioni dell’invenire è costituito dalla possibilità di ricerca automatica che il computer consente nel caso dei testi digitalizzati.


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