L. ROSSETTI - INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ANTICA (1998)


Pronuncia erasmiana (e reuchliniana)

Nel Cinquecento, una volta avvenuto il processo di rinnovata familiarizzazione col greco antico, ci si dovette porre il problema della sua corretta pronuncia e ci si chiese fino a che punto la pronuncia in uso a Costantinopoli potesse ritenersi applicabile anche al greco di millecinquecento o duemila anni prima. Mentre Alfred Reuchlin addusse argomenti per adottare senza riserve la pronuncia dei greci suoi contemporanei, Erasmo da Rotterdam imposṭ la ricerca degli indizi di una diversa pronuncia e fisṣ le grandi linee dello standard che viene tuttora osservato. In particolare egli insistette sulla necessità di abbandonare lo iotacismo e di tornare a pronunciare la h (e coś pure un gruppo di dittonghi) non come una i ma come una e. In tempi successivi si è scoperto un testo di V secolo a.C. in cui si rifaceva il verso delle pecore con le lettere bÁ bÁ (beninteso: secondo una grafia debitamente normalizzata). Mentre noi siamo educati a pronunciare queste lettere coś: «be be», il greco bizantino (e moderno) richiede di pronunciarle coś: «vi vi». Senonché è ovviamente improbabile che il belato dei tempi di Socrate avesse caratteristiche tali da giustificare questa seconda pronuncia. Quindi a quell’epoca una parola come bÁ bÁ era pronunciata proprio nel modo indicato da Erasmo.


il Glossario * back to the opening page